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Dimmi dove sei e ti dirò che tetto fare

“Tetto”: ovvero una breve e semplice parola che da sempre individua una parte essenziale di ogni edificio, che ha il compito di offrirci un riparo e dalla cui costante cura - ricordate vero il nostro precedente articolo “È primavera. Come sta il tuo tetto?” -, dipendono il nostro comfort e la nostra sicurezza.

“Tetto”: ovvero una breve e semplice parola che da sempre individua una parte essenziale di ogni edificio, che ha il compito di offrirci un riparo e dalla cui costante cura – ricordate vero il nostro precedente articolo “È primavera. Come sta il tuo tetto?” -, dipendono il nostro comfort e la nostra sicurezza.

Tra l’immenso e variegato patrimonio artistico d’Italia non fanno eccezione i tetti: in ogni regione differenti per stili e materiali di realizzazione. Ma qual’ è il motivo di tanta diversità? Scopriamolo insieme!

Storicamente la varietà di coperture che caratterizzano il paesaggio italiano ha coinciso con la possibilità di approvvigionarsi in loco dei materiali che garantissero la migliore impermeabilità al manto di copertura.
Ecco allora che il paesaggio di montagna, in particolar modo del Piemonte e della Valle d’Aosta, è caratterizzato dalle coperture in pietra.
Ricavate a partire da rocce di quarzite provenienti dal greto di fiumi e torrenti, diffusissime sono le lose. Chiamate anche piode o beole, sono lastre di forma irregolare ottenute spaccando le rocce con scalpello e martello.

L’abbondanza di boschi tipica del Trentino Alto Adige ha invece favorito in queste zone la diffusione di coperture realizzate in scandole in legno.
Sono il manto di copertura privilegiato per i masi e le malghe dove vengono stese a strati, generalmente tre, sovrapposti l’uno all’altro.

Nelle zone pianeggianti e collinari della Pianura Padana, zona storicamente percorsa da numerosi corsi d’acqua, è invece l’argilla a farla da padrone.
Si pensi ad esempio alla zona di Possagno che, grazie alle numerose cave d’argilla presenti nel suo territorio, è nota anche come la “terra del coppo” e dove siamo nati anche noi di Fornace Vardanega Isidoro nel 1954.

Scendendo lungo lo stivale, le zone dell’Emilia vedono una larghissima diffusione dei manti di copertura realizzati con coppi.
Essi vengono disposti in doppio strato, una prima fila con la parte arrotondata rivolta verso il basso alla quale viene sovrapposta un’ulteriore fila di coppi, che ha il compito di coprire gli interstizi sottostanti e garantire il corretto smaltimento delle acque piovane.

Tra Umbria Toscana e Lazio si preferisce invece sostituire la fila di coppi rovesci con l’embrice, antica copertura di forma trapezoidale con gli orli dei due lati rialzati, che caratterizzava anticamente il tetto delle case dei sumeri.

La minore presenza di eventi atmosferici tipica delle zone del Mezzogiorno e il venir meno quindi della necessità di smaltire grandi quantità acque meteoriche, infine, ha reso il tetto piano l’elemento caratterizzante degli edifici del Sud Italia.

Discorso a parte meritano le coperture in metallo. Realizzate in piombo o rame, il loro impiego storicamente era riservato ad edifici di pregio o la cui copertura presentava forme irregolari.

E nella tua regione quale stile di copertura è il più utilizzato? Faccelo sapere nei commenti!

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